Bacio gay in copertina per un Dylan romantico (con brano anti-politici)
Ecco «Together Through Life» con la fisarmonica di David Hidalgo e una citazione blues di Willie Dixon
MILANO — La sera del 4 novembre dell’anno scorso Bob Dylan era in scena a Minneapolis, e la notizia della vittoria di Barack Obama arrivò al momento dei bis. Allora Dylan, avvertito dal backstage, insolitamente ciarliero, spiegò al pubblico che uno dei suoi strumentisti portava all’occhiello un distintivo con la «O» di Obama: «Tony pensa che sia cominciata una nuova era, un’era di luce. Io sono nato nel 1941, l’anno che bombardarono Pearl Harbor— e da allora ho sempre vissuto in un mondo di oscurità. Ma pare che le cose stiano per cambiare, adesso». E la band attaccò «Blowin’ in the Wind». Qualche giorno più tardi, Dylan e la sua band cominciarono a incidere il suo 46esimo disco (il 33esimo in studio). E qualche scheggia di quella luce, capace di trafiggere 67 anni di oscurità, ha certamente colpito «Together Through Life», «Insieme attraverso la vita», il cd che uscirà il 24 aprile (Bob Dylan è in Italia: concerto stasera a Milano, dopodomani a Roma e il 18 a Firenze).
Il titolo viene da Walt Whitman (il poeta riflette in «When I Peruse The Conquer’d Fame» su come soltanto chi si ama e resta insieme «attraverso gli anni, l’odio e i pericoli» sia veramente da invidiare). La copertina, con bacio gay, è d’autore: viene da un reportage del 1959 di Bruce Davidson (Magnum) ed è apparsa sulla copertina di un libro dello scrittore Larry Brown, molto amato da Dylan (incidere un disco di canzoni d’amore pochi giorni dopo la bocciatura delle nozze gay in California mettendo in copertina due giovanotti che si baciano e rubando il titolo a un poeta gay è un tocco al 100% dylaniano). Dieci canzoni (durata 45’31') che — meno una — verrebbe la tentazione di definire semplicemente d’amore, anche se con Dylan le etichette non dicono mai niente. Nonostante lo humour nero è un disco che lui stesso ha definito «romantico». Ha archiviato lo swing un po’ rétro di «Modern Times» e si è tuffato nello zydeco della Louisiana, perfino un tocco di rumba, ma soprattutto tanto blues, specialmente quello Tex-Mex del sudovest. Con l’inedita fisarmonica di David Hidalgo dei Los Lobos.
Il cd, cantato con voce più attenta alla dizione e miracolosamente meno nasale del solito, ha un suono potente, cristallino: Dylan (come per i due precedenti) lo ha prodotto da sé con il nome d’arte di Jack Frost, l’elfo che nelle fiabe porta il ghiaccio delle gelate notturne. Ha spiegato che la prima canzone a essere stata scritta è «Life Is Hard», che farà parte della colonna sonora del prossimo film di Olivier Dahan, il francese che ha diretto La Vie en Rose. Rispetto ai precedenti ci sono meno immagini profetiche e più divertimento: per esempio in «My Wife’s Hometown», dove fa capolino il personaggio classico del blues, la donna-diavolo, Bob si regala due risatine sataniche. E qui l’ispirazione ai blues di Willie Dixon è talmente diretta che il musicista afroamericano viene citato come co-autore. Così Dylan si diverte a attraversare i generi, a strizzare l’occhio al motto obamiano («Feel a Change Coming On» s’intitola la penultima canzone ma è un falso indizio). Poi però la luce lascia spazio all’oscurità nell’ultima canzone, «It’s All Good», atto d’accusa contro i «grandi politici bugiardi»: «Gli edifici crollano nel quartiere / Ma non preoccupatevi / Va tutto bene». Perché dopo quasi settant’anni vissuti nell’oscurità forse anche la luce va assorbita a piccole dosi.
Matteo Persivale
(da
CORRIERE.IT )
[Modificato da niko74mi 24/04/2009 10:25]
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