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SCONTRO LEGA-BERLUSCONI SULLA GIUSTIZIA

Ultimo Aggiornamento: 17/07/2008 09:34
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17/07/2008 09:34

di Alessandro Corneli

Due giorni fa, il ministro della Giustizia, Angelino alfato, ha detto che a settembre verrà avviata la riforma della Giustizia: una riforma in profondità che include quella del Csm.

Ieri, il leghista Roberto Calderoli – il più berlusconiano tra i leader leghisti – ha gelato tutti con questa dichiarazione: “Abbiamo fatto una tabella temporale delle riforme e, in quella tabella, la riforma della Giustizia non c'è. Questo non vuol dire che non si farà, ma viene dopo. In autunno abbiamo il federalismo fiscale, il codice delle autonomie e poi la finanziaria. A seguire, la riforma costituzionale. Una riforma della giustizia ci può anche stare, ma il 2008 è piuttosto pieno”.

Nella forma, la Lega sostiene che, con il Lodo Alfano e il decreto sulla sicurezza, con inclusa la norma sul patteggiamento allargato, le esigenze primarie di Berlusconi (o di Fi e An), o in senso più ampio le “emergenze sul fronte della giustizia, sono state soddisfatte e quindi bisogna soddisfare le rivendicazioni della Lega, che poi si riducono a una: federalismo fiscale.

Berlusconi non ci sta: per la giustizia serve una riforma radicale da fare subito perché si è oltrepassato ogni limite. Calderoni dirama una nota ufficiale in cui annuncia che il disegno di legge sul federalismo fiscale è pronto e che lo ha appena consegnato nelle mani dei ministri dell'Economia Giulio Tremonti e degli Affari regionali Raffaele Fitto. Aggiunge che oggi lo presenterà al tavolo della conferenza Stato-Regioni “per illustrare anticipatamente le linee guida del progetto e per aprire un confronto preventivo con regioni ed enti locali”. Il ddl potrebbe approdare presto anche sul tavolo del Consiglio dei ministri.

Lo scontro è profondo. Perché la Lega vuole coinvolgere l’opposizione mentre Berlusconi è disposto a fare le riforme da solo. Che la Lega, scottata dalla precedente esperienza, voglia l’approvazione del federalismo fiscale anche da parte della sinistra, è comprensibile. Ma allo stato attuale è difficile che la sinistra accetti di dialogare. Anzi, lo scontro tra Lega e Berlusconi offre alla sinistra una inaspettata opportunità, sulla quale però puntava da qualche tempo. Se poi è vero che la Lega, nei sondaggi, ha raggiunto o appena superato il 10% dei consensi, niente fermerà Bossi e Maroni dal puntare i piedi. A rischio c’è il governo e la compattezza della maggioranza che lo sostiene.

A poco valgono, a questo punto, i rilievi del Garante per la protezione dei dati personali, Francesco Pizzetti, sull’abuso e il cattivo uso delle intercettazioni, al punto di fare registrare un’altra anomalia italiana.

E a poco forse vale la decisione di prendere le impronte a tutti gli italiani, a partire dal gennaio 2010, disinnescando così la mina dell’accusa di razzismo.

Nella sostanza, il problema che nessuno vuole affrontare è se l’Italia è pronta a passare al federalismo fiscale. Perché, se si deve mantenere l’attuale travaso di risorse dal Nord al Sud, con qualche aggiustamento, è una presa in giro; se viceversa le regioni del Nord vogliono conservare il controllo sulla gran parte delle risorse e negoziare – saltando lo Stato – i trasferimenti al Sud, allora c’è il rischio che l’Italia si spezzi in due tronconi, più o meno all’altezza della linea gotica. A meno che non si arrivi a una soluzione pasticciata, all’italiana, in cui tutto sembra cambiare ma nella sostanza non cambia niente e tutti possono dire di avere vinto.

E’ poi evidente che in una situazione di crisi economica molto grave, in un Paese che è rimasto fragile come il nostro, le spinte al si salvi chi può diventano più forti. Il momento è delicato. Berlusconi e la Lega sono, come nell’estate 1994, in rotta di collisione. Chi ha interesse a non fare nessuna riforma ha anche interesse a fare saltare il quadro politico.

(da GRRG.IT del 17/07/08)

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