LA PEZZA E IL GESTACCIO

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niko74mi
00lunedì 21 luglio 2008 09:23
di Alessandro Corneli
Sabato scorso, in occasione del 16° anniversario dell’uccisione del giudice Paolo Borsellino, dal centrodestra si è tentato di riparare alla frase, forse e infelice, di Maurizio Gasparri, sul Csm. Gasparri ha cercato di spiegare, ma difficilmente potrà essere dimenticata la sua espressione, che tradisce più l’esistenza di un nervosismo politico sotto superficie che non un preciso disegno.

Ma il giorno dopo Umberto Bossi ha fatto il “gestaccio” dei nei confronti dell’Inno di Mameli, a significare che il Nord non vuole essere “schiavo di Roma” e se l’è presa con gli insegnanti che in buon numero vengono delle regioni del Sud. Nuova fiammata polemica. Anche se Bossi ha rilanciato il dialogo sul federalismo, confermando parallelamente la solidità dell’alleanza.

Difficile dire che cosa significhi tutto questo. La politica ha raggiunto livelli schizofrenici. Da sinistra, su Berlusconi è stato detto tutto, ingiurie comprese e, sempre da sinistra, quando di gridava “dieci, cento, mille Narssiryia” non c’era minore disprezzo per l’Italia, la bandiera, le Forze armate e tutti gli alti simboli.

È chiaro che questi non sono sintomi positivi. Due sono le possibilità. O ci si rende conto che siamo a una svolta – e il federalismo politico-amministrativo e soprattutto fiscale potrebbe essere una svolta che rimette in discussione equilibri di poteri consolidati da decenni – oppure si pensa che questa svolta sia impossibile, e allora si sparano tutti i fuochi d’artificio come quando si saluta un anno che se ne va.

Perché pensare che in pochi mesi, a partire da settembre, si possa rivoluzionare il sistema politico, amministrativo e fiscale, pur con tutti i periodi di transizione che si vuole, e allo stesso tempo si possa rivoluzionare il sistema giudiziario, ci sembra un po’ accestivo anche perché, a parte le “segrete carte” su cui queste riforme sarebbero state tracciate, non c’è ombra di un vero di battito in lungo, in largo e in profondità su questi punti. Si rilasciano le solite scarne cifre, si allude a modelli diversi, si incornicia il tutto su “dialogo sì – dialogo no”, ma che cosa cambierebbe nella vita della gente rimane in sospeso.

Frasi e gesti come quelli di Gasparri o di Bossi sembrano mele marce che cadono da una pianta malata, che fanno il paio con la strategia difensiva di Veltroni e Franceschini arroccati nell’idea che Berlusconi e Bossi siano uniti dal ricatto reciproco: giustizia contro federalismo, che è poi un modo per dire no alle riforme, auspicate invece in teoria, e puntare su quel “tanto peggio, tanto meglio” che nasconde malamente il solito obiettivo: ribaltare il quadro politico per tornare alla solita politica che è stata solo capace di tenere in vita i problemi senza risolverli.

Mai come adesso la politica è stata oscura, mai come adesso si è mossa sott’acqua. E questo contrasta con il bipartitismo, con la logica dell’alternanza, con il rispetto della volontà dei cittadini.

(da GRRG.IT del 21/07/08)

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