LA LEGA E BERLUSCONI.

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niko74mi
00venerdì 18 aprile 2008 10:12
Berlusconi aveva minimizzato le dichiarazioni di Bossi al termine del primo vertice con Fini e Lombardo. Ma la riunione della segreteria della Lega presieduta da Umberto Bossi, svoltasi ieri a Milano, ha cambiato la situazione. Questa la tesi emersa dalla riunione: la .Lega ha ricevuto dagli elettori un mandato imperativo su federalismo e sicurezza e, considerato lo straordinario risultato elettorale, non le è possibile derogare dall'assoluto rispetto degli impegni presi. Secondo la Lega, “il momento nel Paese è talmente grave che è necessario vengano prese decisioni rapidissime. E’ pertanto utile nell'interesse di tutti, pur nel rispetto delle prerogative del presidente della Repubblica, che il presidente del Consiglio in pectore, l’on. Silvio Berlusconi, proponga, così come vuole la Costituzione, nel più breve tempo possibile la composizione del governo”. Per questo, sempre secondo la Lega, il vertice romano è stato inutile e d’ora in poi essa parlerà solo con il leader del Pdl, cioè Berlusconi Berlusconi, Fini e il leghista Castelli hanno negato l’esistenza di screzi. Per il momento, prendiamo per buone queste affermazioni. - Alla Camera, inclusi i deputati eletti all’estero, il Pdl (cioè Fi + An) dispongono di 276 deputati, più gli 8 del MpA. La maggioranza è di 316. La Lega dispone di 60 deputati, indispensabili per la maggioranza. - L’opposizione dispone di 217 deputati del Pd, 29 dell’Idv, 36 dell’Udc e altri 4 per complessivi 286 deputati. - Se la Lega si astenesse, la maggioranza passerebbe all’attuale opposizione con un margine di circa 10 voti. - Quanto al Senato, il Pdl ha 147 seggi, più 2 del MpA, cioè 149 e la maggioranza è di 158. La Lega dispone di 25 senatori, indispensabili. - L’opposizione conta 118 senatori del Pd, 14 dell’IdV, 3 senatori dell’Udc più altri 6 senatori per complessivi 141 senatori. - Se la Lega si dissociasse, l’attuale maggioranza avrebbe comunque sull’opposizione un vantaggio di 6 senatori, annullabile con il voto dei senatori a vita. Crediamo che la vicenda possa essere superata, ma essa getta un’ombra, per il momento corta, sulla vittoria di Berlusconi, che sembra costretto fin da adesso a fare quello che pensava di non dovere più fare, cioè il mediatore all’interno della propria coalizione. La Lega ha posto come prioritari due temi: federalismo e sicurezza. Purtroppo nessuno dei sue può essere risolto in quattro e quattr’otto. Il federalismo si inquadra nella riforma della Costituzione, che non si fa in qualche settimana o in qualche mese. Quanto allo specifico federalismo fiscale, non si decide, con un tratto di penna, che le tasse imbocchino dall’oggi al domani la strada regionale, con una piccola parte riservata allo Stato. Manca poi un progetto dettagliato della Lega, che però non ha gradito la definizione di “federalismo solidale” scelta da Berlusconi. La sicurezza non si riduce a qualche carabiniere o poliziotto in più, ma si inserisce in un quadro di riforma dell’ordinamento giudiziario, che non è cosa semplice. Intanto gli scontenti del successo di Berlusconi hanno già cominciato a rivedere i giudizi sommari dati per anni sulla Lega, primo tra tutti una “testa pensante” come Paolo Mieli, direttore del Corriere della Sera, e non solo per questione di bacino di lettori. Non a caso, qualche giorno primo, l’ex presidente Ciampi aveva avuto parole distensive nei confronti del partito di Bossi. la Lega. La Lega è stata individuata, da tutti gli sconfitti e da tutti gli avversari del Pdl e di Berluscono in particolare, come l’obiettivo da attaccare, eventualmente blandendolo, perché metta in crisi la vittoria del centrodestra.

(da GRRG.IT)
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