LA GIUSTIZIA NON GIUDICABILE

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niko74mi
00mercoledì 18 giugno 2008 11:46
di Alessandro Corneli

Partiamo da una notizia di cronaca di ieri proveniente da Palermo. I carabinieri hanno arrestato otto persone, in diverse città, accusate di concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione in atti giudiziari, peculato, accesso abusivo in sistemi informatici giudiziari e rivelazione di segreti d'ufficio. L'inchiesta vede coinvolti professionisti, medici, imprenditori, boss e alcuni iscritti a logge massoniche. Ma veniamo al punto: dall’inchiesta emerge che boss mafiosi, grazie all'aiuto di persone appartenenti a logge massoniche, avrebbero ottenuto di ritardare l'iter giudiziario di alcuni processi in cui erano imputati affiliati a cosche di Trapani e Agrigento. Secondo l’accusa, alcune persone legate dall'appartenenza a logge massoniche avrebbero ritardato, dietro pagamento di tangenti, l'iter processuale di alcuni affiliati a Cosa nostra.

Ovviamente tutto dovrà essere provato. Ma il punto è che, diciamo “per amicizia solidale”, alcuni appartenenti a cosche mafiose sarebbero riusciti a fare ritardare i processi a loro carico, con l’obiettivo evidente di incamminarsi verso la prescrizione. Ma chi avrebbe materialmente disposto l’ordine di esame se non personale degli ambienti giudiziari? Sia per obblighi di “fratellanza” sia per denaro che, si sa, “non olet”.

Allora esaminiamo l’emendamento Berselli-Vizzini al decreto sulla sicurezza che impone ai tribunali di esaminare prima i casi in cui la pena per i reati previsti è superiore a 10 anni. Se questo decreto verrà approvato, i tentativi come quelli della notizia di cronaca sopra riportata verrebbero vanificati: i tempi processuali si accorcerebbero e le condanne per i reati gravi e le relative applicazioni di pena diventerebbero più certe.

Questo è un buon motivo per approvare l’emendamento. Resta però il fatto, che abbiamo trattato ieri, di un declassamento di fatto dei reati per cui è prevista una pena inferiore, ma comunque cospicua quando si tratta di anni di carcere. Per questi reati si aprirebbe la strada all’impunità.

Tutto questo avviene perché la cosiddetta “autonomia” della Magistratura non si può toccare, e quindi non si può entrare nel merito del “lavoro” che essa ha svolto nel corso degli anni, con l’accumulo dell’arretrato fino al caso aberrante del giudice che ha impiegato otto anni per scrivere la sentenza e ha così permesso ad alcuni criminali condannati di uscire dal carcere.

A parte i magistrati “fannulloni”, è incredibile come una branca dell’amministrazione pubblica, qual è l’amministrazione della giustizia, possa accumulare ritardi colossali, procurando un danno diretto e indiretto a milioni di cittadini senza che possa essere sottoposta a qualche tipo di sanzione.

(tratto da GRRG.IT del 18/06/08)
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