L’INEVITABILE SCONTRO

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niko74mi
00martedì 10 giugno 2008 12:02
di Alessandro Corneli

Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, ce lamette tutta e in un’intervista al Messaggero di ieri dichiara: “Figuriamoci se si vogliono spuntare le unghie alla magistratura”, ma la prevista stretta sulle intercettazioni è “una necessità trasversalmente riconosciuta” poiché è necessario “operare un riequilibrio tra due diritti: quello delle indagini e quello della tutela della privacy”.

Non sappiamo quanto sia stato opportuno ricordare che l'ultimo governo Prodi aveva messo in cantiere  “norme per arginare un fenomeno che suscita allarme e preoccupazione” o sottolineare " i costi delle intercettazioni, che rispetto alle spese di giustizia incidono per oltre un terzo”.

Conclusione del miniostro: “Noi sosterremo i magistrati perché siamo per la legalità e perché ci sta a cuore che le indagini facciano il loro corso, ma vogliamo garantire i cittadini che con le indagini non c'entrano”.

Interviene il garante per la privacy, Francesco Pizzetti: “Ci preoccupiamo che siano tutelati anche coloro che vedono il loro nome pubblicato sui giornali senza alcun motivo”. Con tre regole: “La prima cosa è indicare modalità che consentano in modo chiaro al pm di tenere separati gli atti istruttori che sono utili al processo, da quelli ininfluenti. Secondo punto: individuare casi in cui lo strumento dell'intercettazione deve essere mantenuto così com'è a disposizione dell'autorità giudiziaria e casi in cui il ricorso può essere più limitato”. E i giornalisti rispettino in modo rigoroso il codice deontologico.

Ma la politica prevale. Antonio Di Pietro ribadisce la sua contrarietà alla proposta di Berlusconi di  eliminare le intercettazioni che non riguardino la criminalità organizzata e il terrorismo, osservando che si tratterebbe di una norma “salva-casta”, e annuncia l'intenzione di promuovere un referendum abrogativo. Di Pietro è perentorio: “Dobbiamo evitare di togliere ai magistrati uno strumento importantissimo di indagine” e definisce “criminogena” la proposta del presidente del Consiglio “in quanto tende ad assicurare impunità a tanti criminali che commettono reati e ad impedire alla magistratura di scoprirli; ed è anche 'interessata', perché è (quantomeno sul piano politico) un'azione di ritorsione e di prevenzione nei confronti dei magistrati e del loro lavoro”.

La posizione di Di Pietro coinvolge il Pd e Veltroni è costretto ad assumere una posizione di netto contrasto con Berlusconi: “Le intercettazioni sono uno strumento fondamentale per contrastare ogni attività illegale. Ma non è accettabile che tutto questo finisca sui giornali”. Affermazione netta, per niente edulcorata da considerazioni generiche del tipo “il magistrato ha diritto di poter fare le intercettazioni ma poi ha il dovere di tenerle segrete”.

Guarda caso, D’Alema, il principale antagonista di Veltroni, vorrebbe la regolamentazione delle intercettazioni, quelle intercettazioni che hanno colpito lui stesso e Fassino e hanno spianato la strada a Veltroni.

Casini – l’altra opposizione – ha rilasciato una dichiarazione inutile: “Non bisogna passare dalla padella alla brace, ci vuole equilibrio… E’ giusto regolamentare, ma non giusto imbavagliare”.

Così finisce la luna di miele, molto artificiale, assai poco fisiologica. Il settimanale Famiglia Cristiana ha ben fotografato la situazione, scrivendo che “il vero capolavoro il Cavaliere l'ha fatto con Veltroni: l'ha abbracciato fino a stritolarlo. Ora l'Italia è lui: il Cavaliere”. L’editoriale è intitolato “Il Partito fantasma”, cioè il Pd di Veltroni.

Si badi che il settimanale cattolico è ben critico nei confronti di Berlusconi, in quanto scrive che “l’anarchia dei valori, teorizzata da Berlusconi, è trasmigrata ed ha infettato anche il Pd”. A dimostrazione, prende proprio l’ipotesi di reato di immigrazione clandestina, scrivendo che contro di esso si sono opposti chiaramente solo i cattolici. Berlusconi ha capito, aggiunge, che il voto cattolico conta e ha disinnescato la mina.

Invece, alleandosi con i radicali, Veltroni “ha tradito il PD e le attese dei cattolici”. Quindi Famiglia Cristiana gli suggerisce di dare il benservito a “Pannella e soci” prima che i deputati della Margherita lascino il partito. Un consiglio o una minaccia? Gira il coltello nella piaga: “Una parte consistente dei deputati dell'ex Margherita si sta interrogando sul perché della loro permanenza nel Pd, con il rischio che possano prendere la stessa decisione degli elettori”.

Ha subito cercato di correre ai ripari Dario Franeschini, che ha definito “fantasia” l'ipotesi di una uscita della Margherita dal Pd. Ma l’accusa della rivista dei Paolini è pesante: la “pax veltroniana” sarebbe diventata un “alibi per evitare ogni confronto interno”. Ovviamente si chiede se non sia arrivato il momento nel Pd di interrogarsi sulla sua leadership w su una gestione poco collegiale. Chiusura sarcastica: “avrebbe ragione padre Sorge: Veltroni ha così semplificato la politica italiana da far sparire anche il partito dell'opposizione”.

Ecco alcune delle ragioni per cui a Veltroni non può bastare il governo-ombra per ripararsi dal caldo della politica.

Intanto, secondo un sondaggio di Ipr-Marketing per conto di Repubblica.it, cresce il consenso per Silvio Berlusconi e per il suo governo, che ottiene la fiducia del 55% dei cittadini. Il 59% ha molta o abbastanza fiducia nell'azione di Berlusconi come premier, che cresce di 6 punti rispetto al mese scorso. Tra i ministri, Tremonti balza in testa con il 62%, superando di poco  (61%) la coppia formata da Frattini e Brunetta: quest'ultimo cresce di ben 16 punti nell'ultimo mese.

Ci fa piacere che il consenso per il Governo cresca, ma le realizzazioni stentano ad arrivare. Intendiamo le realizzazioni strategiche e strutturali, non quelle congiunturali e tattiche. C’è bisogno di parlare chiaro e di agire in modo deciso sulla sanità, sulla giustizia, sulla scuola, contro la illegalità diffusa. E non crediamo che le iniziative contro i rom, contro gli immigrati clandestini e un freno alle intercettazioni telefoniche abbiano un legame diretto con la ripresa della crescita e l’aumento del Pil. Queste sono battaglie di contorno, non decisive. Aspettiamo comunque ancora qualche tempo e vediamo che cosa farà Tremonti. Intanto il sindacato, o almeno la Cgil, si prepara alle barricate.

(da GRRG.IT del 10/06/08)

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