L'Emosessualità è un sub-cultura gay?

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niko74mi
00venerdì 5 settembre 2008 17:22
L'EMO-SESSUALITà
Inchiesta di "Pride" di settembre, in distribuzione in questi giorni, sugli Emo, una subcultura giovanile vittima di omofobia
venerdì 05 settembre 2008 , di Pride


di Stefano Bolognini

Ragazzini magri e diafani, jeans attillatissimi, ciocche tinte di rosso o blu, che si baciano sulle labbra, si stringono, si accarezzano. Sono gli emo, che a molti coetanei (e non) appaiono "froci" con le omofobiche conseguenze del caso.

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Un po' stile di vita, un po' tribù urbana, un po' moda: il fenomeno emo è sfuggente quanto l'adolescenza, e la sessualità, dei suoi discepoli.

Si riuniscono alle Colonne di porta Ticinese a Milano o sugli scalini delle Chiese gemelle a Piazza del Popolo a Roma, ma è internet il loro ambiente naturale e chat, blog, myspace e youtube hanno fatto da volano ad una sottocultura di origine musicale, una via di mezzo tra il gothic metal e il punk rock, che da Stati Uniti ed Inghilterra, è diventato un'onda culturale che ha oggi adepti in tutto il mondo.

Si riconoscono dal pallore del volto, un filo di matita come trucco, il capello spettinato, un'ampia frangia sugli occhi o appiccicata alla fronte, piercing e anelli alle labbra e naso, abbigliamento finto trascurato, con t-shirt nere a strisce rosa, viola o azzurro brillante e jeans attillati.

Condividono, oltre ai gusti musicali (tra i gruppi più ascoltati i My chemical romance, i Tokio hotel, i Fall out boy e altri), un generico stato di depressione alla Jacopo Ortis in erba, una tendenza spiccata alla solitudine, pensieri suicidari, velleità artistiche e si riuniscono, sotto la bandiera dell'emo-zione, il bisogno di emozioni.

Questo dovrebbe essere tutto, il condizionale è d'obbligo, considerata il mistero che li circonda e le difficoltà a farli parlare. Nemmeno il “Times” che, qualche tempo fa ha pubblicato un “tentativo di inchiesta” sul fenomeno, è riuscito a vederci troppo chiaro.

Ogni emoboy ha, infatti, una sua personale visione dell'essere emo, emo gusti musicali ed emo valori propri e un'identità politica fluida tanto che più di qualche esperto ha tacciato il fenomeno come una banale moda passeggera.

A complicare ulteriormente le cose, spiega un 17enne di Crema, che ha i tratti azimati, la magrezza e l'abbigliamento dell'emo ma preferisce definirsi “fashion”: “l'emo non esiste perchè non ha un genere musicale proprio. Quelli che si definiscono “emo” sono solo “poser” e cioè si travestono da emo prendendo e mischiando elementi del punk e del dark. Dicono anche che gli emo si tagliano con lamette. È falso, è solo un a voce messa in giro dai “bimbominkia”, un altra subcultura giovanile di pseudo-emo che frequenta internet”. Andiamo bene...

L'emoginepraio è indistricabile, ma un particolare, oltre all'oggettiva impossibilità di definire il fenomeno, attira l'attenzione sul gruppo: gli emo non nascondono una sessualità “libera” e un'effeminetezza orgogliosa.

Lo spiega, ma ogni dichiarazione che seguirà è del tutto soggettiva e quindi da prendere con beneficio di inventario, un 17enne “solo poser”, “non faccio pensieri suicidi e sono un tipo felice”, ci tiene chiarire, fidanzato con un emo sedicenne: “Per gli emo l'androginia è un must, come quella del cantante dei Tokio Hotel Bill Kaulitz (non è chiaro se sia un uomo o una donna) e la bisessualità sarebbe lo stato di assoluta perfezione. Così la maggior parte degli emo sono bisessuali, poi ci sono anche gli etero e i gay”. Voi che siete? Chiediamo.

“Emo!”, risponde schietto lo sbarbatello dando così battesimo ufficiale all'emosessualità, orientamento da non confondere, pena polemiche e distinguo infiniti, con la sorella maggiore omosessualità (o minore, a seconda della prospettiva considerata anche la boutade di un diciottenne su Youtube: “l'omosessualità non era abbastanza gay così vennero gli emo”).

L'emosessualità è decisamente più visibile e coraggiosa dell'omosessualità: molti emoboy si baciano appassionatamente tra loro, si stringono, si accarezzano e si tengono sovente per mano (per strada, nei cinema...) e filmano o fotografano, le loro emozioni per poi divulgarle orgogliosamente sul web. La loro esplicita rivendicazione di bisessualità sembra quasi un rito di passaggio che attesta l'appartenenza al misterioso gruppo.

L'emosessuale maschio poi, non ha alcun timore a mostrare la propria femminilità o, meglio, effeminatezza, e la matita sotto gli occhi è un complemento del look sfoggiato senza alcun patema d'animo.

L'emo, infine, non ha bisogno di coming out, si riconosce dall'abbigliamento, a meno che non sia solo un bieco travestito... ehm, volevo dire poser.

L'emosessualità giovanile non ha nulla di particolarmente libertino, è solo più sperimentale, polimorfica e creativa della sessualità di altre subculture giovanili (i “truzzi” maschi ad esempio hanno una sola cosa in testa...) e non è sfuggita ad altre tribù urbane di adolescenti che sui blog, il paradiso della chiacchiera teenager, si sono scatenati in sterminate discussioni sull'annoso problema: gli emo sono o non sono gay?

Il dibattito è spalancato, dal pragmatismo spicciolo di un diciassettenne sardo “se uno si bacia con un uomo, emo o non emo, sempre finocchio è”, al romantico filosofeggiare di un coattello romano “emo vuol dì emotions, emotions vuol dì emozione, emozione vuol dire gioia quindi non sono gay ma sono solo gente molto sensibile che pure un bacio con un altro uomo li fà sentì bene”.

Domenico, sedici anni, riesuma, sgrammaticato, la rivoluzione sessuale: “Ci sono ragazzi emo che sono bisex e lasciano aperte tutte le possibilità, i casi che gli possono andare incontro” mentre Giò, biondino muscolosetto, è uno che se ne intende: “ assicuro che gli emo so' froci nell'anima. E pure se fossero eterosessuali si comportano comunque da frociette”, mentre un quattordicenne chiosa “sono tutti froci... io ne conosco uno che è frocio e dovete credermi, lo prendono da tutti!”. Lo dirà per esperienza personale?

Una ragazzina dai lineamenti delicati offre qualche elemento in più: “all'estero il fenomeno dell'omosessualità o bisessualità è molto più diffuso che in Italia. Ma non tutti gli emo sono gay o bisessuali come non tutti gli emo sono eternamente depressi o si vogliono eternamente suicidare...”. Chiaro no?

No, ma gli emo alle reiterate accuse di omosessualità rispondono con un gandhiano “anche se fosse” o un militante “e allora?”.

Se sono, o si dicono, etero mostrano una tolleranza poco comune per gli adolescenti.

E' il caso di un sedicenne con gli occhi bistrati e un ciuffo che gli copre completamente il volto: “io sono emo e etero. Non mi taglio i polsi con le lamette e non piagnucolo. Semplicemente mi limito a riflettere su questioni che i ragazzi di oggi non si pongono neppure come i pregiudizi, le incomprensioni e la superficialità dei ragazzi che giudicano gli stessi emo omosessuali. Oltre a dirlo con disprezzo per i gay, quel giudizio non dimostra assolutamente maturità”.

L'emosessualità, oltre ad essere educativa (se escludiamo le tendenze depressive e suicidarie) quindi, porta con sé tutti i dubbi, le paure, e le domande tipiche sull'omosessualità, sulla diversità in genere e sull'adolescenza.

Madri e padri preoccupati di emo (americani per ora), stanno già consultandosi con psicologi e psichiatri. Una madre americana, per esempio, scrive sul web: “Mio figlio, di quindici anni, si vestiva hip hop, ma ora mette vestiti neri molto stretti, sembra triste e frequenta un ragazzo più anziano. Mi dice che è emo e che non non è gay o bisex, ma sostiene anche che se lo fosse sarebbe ok”.

L'estrema tolleranza e rassegnazione indifesa che esprimono ha reso gli emo una tra le subculture giovanili vittima, oltre che di emofobia (odio generico rispetto agli emo), di omofobia. In Italia è feroce, e, per ora, fortunatamente solo virtuale.

Federico, 20 anni, promette su un forum, “una bevuta di birra e caccia agli emo” e un giovanissimo

aggiunge “uccidiamo stì froci”. Un omofobo in erba ribadisce “Emo, froci suicidi di merda” sostenuto da un poco tollerante coetaneo: “Tokio Hotel, finocchio hotel. Emo ricchioni al rogo” ed in rete minacce come queste sono reperibili a centinaia.

In altri paesi, come in America latina, sono passati dalle parole ai fatti e gli emo vengono aggrediti e tagli di frange, botte e violenze si sono registrati in numerose città. Nello stato di Colina un messaggio minatorio diffuso sul web, “Ripuliamo il Messico, a morte gli Emo”, ha costretto a chiudere cinque scuole e il movimento anti-emo continua a crescere, di pari passo con un movimento a difesa degli emo che è sceso in piazza in una sorta di emopride, scortato dalla polizia.

A Città del Messico è scesa in piazza persino la militanza gay a loro difesa.

Giovanni un 17enne romano che studia turismo e sembra più piccolo della sua età nel nero che lo copre da capo a piedi dice di non sentirsi in pericolo: “Nessuno mi ha mai insultato, e non ho mai subito violenza. A scuola se ne fregano.

Sono emo, lo sono diventato perché sono triste, mi piace stare solo, e per la sofferenza che ho vissuto in famiglia. Mi piace il nero la musica dei Secondhand serenade. Dicono che siamo tristi, ma quando sono con i miei amici emo mi sento felice, provo emozioni positive. Non ho un fidanzato e nessuno sa che son gay... forse è per questo segreto che qualche volta voglio starmene da solo. Di quello che si dice degli emo non mi importa. Questo sono io, se a qualcuno non piace non me ne frega un cazzo”.

È facile concludere che gli emo, o almeno molti di loro, siano solo adolescenti gay, e che, in una fase di passaggio, sia più facile definirisi “emo”, “bisex” “androgini” o “casti” se si hanno tra quattordici e i diciassette anni. Su questo solo la prova del tempo, ed un emo convinto di almeno venticinque anni, che ancora non esiste, potrà darci risposte.

Per ora l'emosessualità giovanile, con la sua tolleranza, la sua assenza di rabbia e la sua rassegnazione, è ok esattamente così com'è.

(da GAYNEWS.IT )
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