IL COLPO DEL K.O.

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niko74mi
00martedì 29 aprile 2008 11:24

A Roma, nella corsa per il Campidoglio, il centrodestra ha inferto il colpo del K.O. al centrosinistra. Diciamo “centrodestra” e “centrosinistra” poiché il voto è stato di questo tipo in quanto su Alemanno sono confluiti quasi tutti i voti dei partiti di centrodestra, più quelli da lui stesso strappati ad ampie fasce del “popolo della sinistra”, deluso da Veltroni e da Rutelli, identificati con la “casta romana” sempre meno attenta alle esigenze della popolazione e della Capitale.
Eppure meno di due anni fa, il 28 maggio 2006, Walter Veltroni era stato eletto sindaco di Roma con il 61,4% dei voti e con un’affluenza del 66%, battendo proprio Gianni Alemanno. E che sia stato un voto di delusione sul candidato della sinistra, lo dimostra il fatto che, alla Provincia, ha vinto Nicola Zingaretti, del Pd.

Il 13-14 aprile, al primo turno delle comunali, questi erano stati i risultati:

-          Rutelli: 761.126 voti pari al 45,8%

-          Alemanno: 677.350 voti pari al 40,7%

Il 27-28 aprile, al secondo turno delle comunali, ha partecipato il 61% degli elettori con questi risultati:

-          Alemanno: 783.225 voti pari 53,7%

-          Rutelli: 676.472 voti pari al 46,3%.

Tra il primo e il secondo turno, Rutelli ha perso 84.648 voti, mentre Alemanno ha conquistato ben 105.875 voti in più rispetto al primo turno.

 

Senza dubbio ha influito l’effetto trascinamento del voto delle politiche. Ma la presunzione di Veltroni e Rutelli che Roma fosse “cosa loro” è stata pagata duramente. Sono stati messi fuori gioco due leader che, al contrario di quello che dicevano, sono apparsi straordinariamente vecchi, ripetitivi, incapaci di innovare nella sostanza.

Rutelli è stato un fautore del Partito democratico e nella sua sconfitta ha trascinato anche il Pd di Veltroni. Perché le due tornate elettorali – politiche e comunali – hanno dimostrato che il Pd, la creatura politica che si voleva “nuova”, non ha sfondato, non ha convinto.

Alla sinistra estrema non dispiace, in fondo, questa sconfitta di Rutelli, che è anche di Veltroni, che è anche del Pd. E non dispiace a chi, nel Pd, non ha condiviso né la scelta di rompere con la sinistra né quella di allearsi con Di Pietro.

Perciò Veltroni deve ora guardarsi da diversi lati. E la sua decisione di far votare ai deputati e senatori del Pd scheda bianca in occasione delle elezioni dei presidenti dei due rami del Parlamento suona come un arroccamento impermalito.

Non c’è dubbio infatti che Veltroni e Rutelli avevano considerato Roma un bastione che non avrebbe ceduto, tanto che avevano ironizzato sul come Alemanno avrebbe potuto colmare il divario di 83.776 voti che aveva ottenuto più di Alemanno al primo turno.

La delusione è quindi grande, la disfatta politica è certa. Viene annunciato un periodo di riflessione e già si tenta di sostenere che, comunque, il governo Prodi ha fatto grandi e positive cose. Ma sono tentativi inutili anche perché gli ultimi dati provenienti da Bruxelles tracciano un quadro negativo per l’Italia, oggi, quando è ancora in caria il governo Prodi, e quindi è a questo che deve addebitarsi il mancato consolidamento della ripresa italiana che pure si era manifestato alla fine del 2005.

(da GRRG.IT)
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