di Alessandro Corneli
In Francia, dove ieri i due rami del Parlamento, riuniti a Congresso a Versailles, hanno approvato una vasta riforma della Costituzione con appena un voto in più di quanto richiesto: 529 contro 538. Decisivo è stato il voto dell’ex socialista Jack Lang, membro della Commissione voluta un anno fa dal presidente Sarkozy per aggiornare la Costituzione. In un anno è stato fatto. E anche con un voto di maggioranza la riforma è legge.
I socialisti, che pure avevano proposto molte delle riforme approvate, hanno votato “no” in blocco, dimostrando che a loro interessava sconfiggere il Presidente e non dare al Paese un assetto istituzionale ancora più funzionale.
In breve, c’è stato un parallelo rafforzamento (e connessi chiarimenti) dei poteri del Capo dello Stato e del Parlamento. Quindi il sistema francese si è ulteriormente avvicinato a quello americano. Garantiti i diritti dell’opposizione. Introdotto il referendum di iniziativa popolare. Si riduce invece il peso del Primo ministro, un “fusibile” politico nelle mani del Presidente della Repubblica.
I socialisti volevano che le elezioni presidenziali e quelle dell’Assemblea si svolgessero contemporaneamente: con il rischio di avere due maggioranze diverse. Invece è rimasto il calendario attuale, che prevede le elezioni presidenziali precedere di qualche settimane quelle parlamentari e, ovviamente, influenzarle, con il risultato di avere una leadership politica omogenea.
(tratto da GRRG.IT del 23/07/08)