ATOMO, TAV E PONTE

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niko74mi
00lunedì 26 maggio 2008 11:34
di Alessandro Corneli

Siamo d’accordo con Emma Marcegaglia: sì alle centrali nucleari, non al ponte sullo Stretto di Messina.

Entrambe sono scelte strategiche, non c’è dubbio, ed entrambe hanno bisogno di parecchi anni per potere avere l’energia dalle prime e il passaggio di treni e auto senza traghetto. Non solo: in comune hanno anche un’altissima concentrazione territoriali e un’elevatissima dose di tecnologia e di capitali.

Come sappiamo, l’economia italiana procede a rilento, un po’ in tutti i comparti e un po’ dovunque per cui sarebbero necessarie misure in grado di rivitalizzarla, specie del Mezzogiorno, e tenendo conto di quello che è il tessuto industriale italiano formato al 95% di imprese con meno si 10 dipendenti.

Per la costruzione delle centrali nucleari, concentrazione sul territorio (nei luoghi che verranno scelti), tecnologia e capitali possono essere forniti solo da grandi imprese e da grandi investitori, ma le ricadute sul breve termine sul tessuto produttivo saranno poche e lente.

Riproponiamo quindi ciò che abbiamo detto anni fa: il Mezzogiorno e le isole devono essere messe a posto per il bene primario che è l’acqua attraverso la riorganizzazione delle infrastrutture idriche. Per la semplice ragione che, quando in ogni casa ci sarà acqua corrente, abbondante e continua, si innescherà un processo di piccole attività diffuse sul territorio: impianti nelle strade, nelle case, rifacimenti, ammodernamenti, elevamento del tenore di vita, possibilità per altre iniziative. Migliaia di imprese, distribuite su un vasto territorio, sarebbero chiamate a lavorare e, curando che esse fatturino e non lavorino in nero, e che facciano le cose ad opera d’arte, con il fabbisogno di materiali di vario genere che tutto il processo richiederebbe, si sarebbe un veneficio in tempi brevi e soprattutto diffuso sul territorio.

Se nei confronti dei rifiuti il Governo dovrà vincere numerose resistenze ed anche interessi poco puliti, lo stesso si deve dire per il rinnovamento delle infrastrutture idriche. Nell’uno e nell’altro caso ci sarebbe una grande occasione per ristabilire la legalità su aree sempre più vaste del Paese. E senza guardare in faccia a nessuno.

Il leghista Roberto Castelli, d’accordo con Marcegaglia che il Ponte non è un priorità, ha detto che il Ponte si può fare ma a condizione che contestualmente di faccia la Tav, una priorità indicata anche dal nuovo presidente di Confindustria. Anche in questo caso, alta concentrazione di tecnologia e capitali. In ogni caso, senza la Tav, l’Italia del Nord è tagliata fuori dall’Europa. Possiamo permettercelo?

(da GRRG.IT)
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