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La moda del "toy boy" contagia le donne

Ultimo Aggiornamento: 15/02/2010 15:02
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Sesso: Maschile
15/02/2010 15:02

Anche le donne condannante a tradire scoppia la moda dei "toy Boy"

MILANO
Il tradimento è una “condanna biologica” scritta nel Dna. Un “must genetico” che nel tempo si adatta ai nuovi modelli sociali e che non vale solo per l’uomo, ma anche per la donna. A declinare al femminile le tesi dello zoologo Desmond Morris, celebre autore del libro “La scimmia nuda”, è Alberto Caputo, psichiatra e psicoterapeuta dell’Aispa (Associazione italiana di sessuologia e psicologia applicata).

«L’infedeltà è scritta nei geni», è la teoria dello studioso inglese. Con la differenza che «mentre il maschio è un poligamico seriale, cioè punta alla quantità - ricorda Caputo all’Adnkronos salute - la femmina mira alla qualità ed è opportunisticamente poligamica».

Per giustificare la scappatella extraconiugale, insomma, la scienza “scomoda” Darwin. «Dal punto di vista neuroevoluzionistico - sottolinea l’esperto dell’Aispa - la specie umana prevede legami a breve termine di tipo poligamico. La nostra specie è infatti caratterizzata da una bassa natalità e da una bassa prolificità, e dal fatto di avere una prole che necessita di cure parentali lunghissime», precisa lo psichiatra. Per superare questi limiti, quindi, «il maschio deve assicurarsi le massime possibilità riproduttive, diventando appunto un poligamico seriale, mentre la femmina ha il compito di garantire la qualità della progenie e pertanto si ritrova a essere opportunisticamente poligamica».

Anche l’istinto, però, fa i conti con la società che cambia. E così, riflette Caputo, nel terzo millennio la donna si è liberata dagli stereotipi che la volevano moglie e madre per tutta la vita e ha iniziato a tradire alla luce del sole. «Superati i 40 anni, una volta esaurito il suo ciclo biologico e sociale, cioè dopo essersi fatta una famiglia e avere partorito dei figli - osserva lo specialista - la donna moderna, sempre più spesso, cambia vita». Molla tutto, volta pagina e «si accoppia con uomini più giovani. Liberamente e senza condanne sociali, anzi guadagnandosi il plauso delle “colleghe”». È la moda dei “toy Boy” (ragazzi “giocattolo”), che tanto successo riscuote fra le dive di Hollywood.

Nei millenni, evidenzia Caputo, «la specie umana ha selezionato i circuiti neurali dei migliori “riproduttori” del neolitico». Ed è proprio l’”eredità” dei nostri antenati, insieme ai comportamenti appresi individualmente, che ci condiziona nelle abitudini sessuali. Da qui la tentazione genetica e “unisex” (valida per lui come per lei) di tradire, per collezionare più partner, perpetuando e migliorando la specie.

«Ma cambiando le condizioni sociali - continua lo psichiatra e psicoterapeuta dell’Aispa - cambiano anche i modi con cui manifestiamo i comportamenti adattivi scritti dentro di noi». Ecco perché la donna - che «dagli inizi del Duemila ha potuto contare su un cambiamento drastico del proprio ruolo e su una più diffusa indipendenza economica» - se vuole essere infedele al padre dei suoi figli, o abbandonarlo, ora non si deve più nascondere: «Il rapporto con maschi più giovani viene vissuto ormai in un contesto di visibilità sociale. Anzi di apprezzamento, almeno da parte delle donne» che vorrebbero fare lo stesso, ma ancora non hanno trovato il coraggio o l’occasione.

La fuga col “toy boy”, argomenta dunque Caputo, rappresenta per la donna di oggi «la dimostrazione dell’aspetto opportunistico della poligamia femminile». Ne è addirittura “il superamento”, perché non sempre con il suo giovane amante la donna mette al mondo altri figli. Semplicemente “lo usa”, visto che «in realtà il desiderio sessuale femminile è influenzato dagli ormoni molto più di quanto suggeriva in passato una visione maschilistica» della biologia, avverte lo specialista. In conclusione, riassume, «la femmina del 2010 coniuga in sé la donna-oggetto degli anni ’70-’80 e la donna-manager degli anni ’80-’90, diventando donna dominante»: quella che ribalta i ruoli in ufficio, ma anche a letto.

(da LASTAMPA.IT
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