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Il tumore alla prostata

Ultimo Aggiornamento: 18/10/2009 13:21
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Sesso: Maschile
18/10/2009 13:21

«Il primo controllo? Fatelo già a 40 anni»

di Enza Cusmai

Milano Il primo a rompere il muro del silenzio è stato il premier Silvio Berlusconi. Seguito da Antonio Di Pietro che ha «confessato» pubblicamente il suo segreto. E il tumore alla prostata è diventato un argomento condiviso. Quasi meglio del gossip. Ma gli specialisti approvano l’outing dei politici. «Meno male che anche personaggi pubblici esorcizzano questa malattia. Così sensibilizzano l’opinione pubblica» commenta Riccardo Valdagni, direttore del programma prostata, dell’Istituto dei Tumori di Milano.

Davvero è necessario discutere di prostata, professore?

«Certamente. Innanzitutto c’è molta ignoranza in materia. Da un’indagine internazionale è emerso che il 10% dei maschi intervistati credeva che questo tumore potesse colpire anche le donne».

Vuol dire che gli uomini non conoscono il proprio corpo?

«Noi maschi parliamo pochissimo della nostra salute. Fin da piccole, le donne hanno un rapporto diretto con il ginecologo. Inoltre sono loro che gestiscono la salute in famiglia. Noi abbiamo invece una cultura machista, ci illudiamo di essere super forti e quando abbiamo un problema di salute cerchiamo di nasconderlo anche a noi stessi. A maggior ragione se c’è di mezzo la sessualità».

Il tumore della prostata si associa spesso anche a problemi sessuali. Perché?

«La potenza sessuale di un uomo può essere intaccata. Anche se non è sempre così. Una buona quota di uomini rimane potente anche dopo essere stato sottoposto a terapia».

Ma è così frequente in Italia questo tipo di patologia?

«Nel 2005, ultimi dati disponibili, sono stati diagnosticati i 43mila nuovi casi e sono decedute 9200 persone. Ma il problema legato alla prostata ha toccato ben 174mila maschi».

Il che vuol dire 174mila famiglie.

«Esatto. Questa malattia provoca dei grossi problemi anche all’interno della coppia. Inoltre condiziona la socialità. Ci sono pazienti che si vergognano ad andare al mare per via dell’incontinenza urinaria oppure si rifiutano di fare sport, come il tennis. Insomma è un mondo di sofferenza di cui si parla troppo poco».

Ora ne stiamo parlando.

«Ma riflettiamo su dati di quattro anni fa. Invece vorrei poter discutere su un quadro più dettagliato e aggiornato. Si investe troppo poco e la ricerca scarseggia. Eppure le proiezioni europee dovrebbero farci riflettere perché dicono che nei prossimi anni i tumori alla prostata saranno più frequenti di quelli al seno. È un problema gigantesco».

Ma perché questa patologia è in crescita?

«Innanzitutto per l’invecchiamento della popolazione. Il tumore alla prostata è condizionato, nel suo sviluppo, dall’età. Dopo i 50 anni la curva di rischio comincia a crescere e a 80 anni vengono rilevati focolai di tumore in otto-nove persone su dieci».

Dunque vanno fatti controlli medici dai 50 anni in su. Ma prima si può stare tranquilli?

«Sì, ma se c’è familiarità, bisogna farsi controllare dall’urologo già dai 40 anni. Per esempio, a chi ha avuto il padre, gli zii o i cugini di primo grado con un tumore alla prostata, noi consigliamo di fare un Psa».

Cos’è il Psa?

«È una proteina naturale che fluidifica il liquido seminale. In presenza di infiammazioni o di tumori può andare nel sangue e diventa un indicatore di alterazioni della prostata. Però attenzione, non è un marker tumorale».

Vuol dire che un problema alla prostata non presenta sintomi?

«Il 90% dei tumori è asintomatico. Solo la prostatite e l’ipertrofia benigna, che accompagna l’invecchiamento dopo i 40 anni è rilevabile».

La scienza medica è all’avanguardia nel tumore alla prostata?

«Sì, in Italia i tassi di sopravvivenza a 5 anni sono raddoppiati negli ultimi vent’anni, siamo intorno al 90%. Inoltre un paziente può scegliere tra ben tre terapie, tutte egualmente efficaci»

C’è uno stile di vita che previene il tumore alla prostata?

«Non proprio. C’è solo uno studio di riferimento ma vale per tutti i tumori: evitare eccessi di carne rossa, eccessi di latticini. Insomma va seguita una dieta tendenzialmente vegetariana. Inoltre l’’attività fisica e anche il the verde sembrano ridurre le manifestazioni di malattia».


(da ILGIORNALE.IT )
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