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Il curioso caso di Dino Boffo: omosessuale bacchettone o pio moralista?

Ultimo Aggiornamento: 08/09/2009 09:53
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04/09/2009 12:36

Mestizia (Dino Boffo omosessuale condannato per molestie)

L’Avvenire, citato invariabilmente con l’appellativo di “quotidiano dei vescovi”, si è segnalato per le sue posizioni moraliste e antiberlusconiane. Tanto che molti si sono chiesti il perché dell’ostilità del clero nei confronti del Presidente del Consiglio. In questo atteggiamento di superciliosa reprimenda si è distinto il direttore di quel foglio, Dino Boffo, e oggi il Giornale pubblica stralci di incontestabili documenti da cui risulta che, circa cinque anni fa, egli ha patteggiato una condanna per molestie nei confronti di una signora. Una signora con la quale era in concorrenza per i favori del marito: Boffo infatti è omosessuale.

E qui si è sommersi dalla mestizia. Non perché si vada a rivangare la vicenda, ma perché gli innumerevoli ed insensati attacchi a Berlusconi hanno reso questa reazione plausibile. Gli eventuali difensori di Boffo si troverebbero infatti a maneggiare il coltello dal lato della punta. Se essi dicessero: “Citate il fatto che questo direttore sia omosessuale, ma non si è d’accordo che essere omosessuali non è cosa infamante e che anzi attaccare i gay è contro la political correctness?” sarebbe facile rispondere che hanno ragione: ma soprattutto non è infamante che un uomo vada con una donna adulta e consenziente. Eppure si è detto che Berlusconi per questo solo fatto si sarebbe dovuto dimettere. Si è perfino detto che si sarebbe dovuto dimettere perché è andato alla festa di compleanno di una diciottenne, in presenza dei genitori di lei, della sua scorta, di un centinaio di invitati, di camerieri, cuochi e sguatteri.
E si può accettare che diriga “il giornale dei vescovi” un noto gay? Nessuno ha dimenticato la diatriba a proposito di Buttiglione, quando ha citato il fatto semplice e pacifico che per la Chiesa l’omosessualità è un peccato mortale. Il preservativo è vietato perché esso scinde (non sempre, purtroppo) la sessualità dalla procreazione: figurarsi dunque quando la Chiesa potrà accettare l’omosessualità, con la quale la procreazione è impossibile. Dunque Dino Boffo è uno di quelli che le pietre, ad un certo invito di Gesù, dovrebbe lasciarle per terra.
“Citate un fatto che è avvenuto oltre un lustro fa, che tipo di animosità vi muove per farlo?” Giusto. Ma la sinistra ha mille volte pestato l’acqua nel mortaio a proposito di qualcosa che non ha niente di rilevante né moralmente né penalmente, cioè la presenza ad Arcore dello “stalliere mafioso Mangano”. Dimenticando che quell’uomo aveva pagato il suo debito, che è morto da molto tempo e che fu al servizio dei cavalli di Berlusconi quindici anni prima che questi entrasse in politica. Dunque, in materia di archeologia accusatoria, la sinistra non ha bisogno di lezioni.
“Citate il fatto che ha patteggiato una condanna e per giunta lievissima”. Giusto. Ma Boffo non era nessuno e i giudici non si sarebbero occupati di lui se non li avesse obbligati una querela. Mentre Berlusconi, imprenditore in vista e con le mani in mille affari, è stato attaccato in tutti i modi (anche con circa cinquecento accessi della Finanza nelle sue imprese, alla ricerca di reati!), e tuttavia non è stato condannato.
La morale di questo episodio è che nulla è più squallido che attaccare qualcuno in modo pretestuoso. Marco Travaglio reputa indegno chiunque sia stato condannato in sede penale e fa una sola eccezione, la condanna per diffamazione a mezzo stampa, perché è il reato per il quale è stato condannato lui. Ancora più squallido è attaccare qualcuno per ragioni morali. Nessuno è puro e candido come un giglio. Per la maggior parte ci salviamo perché siamo privi d’importanza e siamo lasciati in pace da giornalisti, paparazzi e pubblici ministeri.
Il Giornale ha fatto bene a dare pubblicità a questo fatto? In un’Italia normale, la risposta sarebbe no. Ma in un’Italia in cui c’è un giornale come Repubblica, che vende centinaia di migliaia di copie, non solo bisogna indagare sul passato di Dino Boffo, ma sul passato di tutti. Magari D’Alema ha dato un pizzicotto sul sedere alla serva, passando?
E qui si capisce il titolo dell’articolo.

(da LEGNOSTORTO.IT )

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Loro possono colpire, noi no?

Il caso Boffo-Feltri è da manuale. Per mesi interi Avvenire ha attaccato la politica dell’immigrazione del governo, sebbene il Vaticano si guardi bene dall’accogliere immigrati nel suo santissimo territorio. E uno. Poi è toccato alla privacy di Berlusconi finire nel mirino del moralismo spicciolo di Avvenire, diventato pulpito mediatico della moralità familiare. E due. Adesso qualcosa doveva pur succedere. Infatti. Il proverbiale livore di Feltri ha punzecchiato l’orgoglio cattolico, rendendo pubblica l’omosessualità di uno dei più tenaci omofobi sulla faccia della Terra, proprio il direttore di Avvenire. E’ una “botta” che fa male perché mette a “nudo” i concretissimi interessi di potere di una fetta dell’èlite pontificia che complottano contro il premier. Reazione del Pdl? La più cinica, la più umiliante – difendere Avvenire, condannare Feltri. Una chiesa pizzicata nel suo punto più debole fa troppa paura ai fedeli. Invece non lo capiscono, i bigotti pidiellini, che il fuoco amico è un errore imperdonabile. Non si può scambiare un attacco personale per un attacco generale. Boffo non è la chiesa – aggiungo: per fortuna. Quindi perché non dare a Boffo quel che è di Boffo? Fai il giornalista, non il predicatore della morale pubblica. L’omosessualità non è una cosa di cui vergognarsi. Basta non fare i moralisti sotto alle lenzuola altrui.

Però questi giornalisti, politici e militanti Pdl che condannano Feltri diventano complici della sinistra e dei suoi rocamboleschi piani per crocifiggere Berlusconi. Pur di difendere il direttore di Avvenire, cioè l’alleato di Ruini, cioè il demolitore dei referendum sulla bioetica del 2005, la sinistra ha fottuto definitivamente la sua laicità. Bersani e Franceschini non fanno più la guerra per il congresso ma l’amore con la chiesa. Ci provano, a tirare su qualche consenso Oltretevere. Infatti le loro infoiate difese di Boffo sembrano parole da timidi chierichetti. Per loro chiunque va bene pur di colpire Berlusconi. E per gli ultrà cattolici del Pdl – chiunque va bene pur di difendere la chiesa? Al governo ci sono arrivati, i politici cattolici del Pdl, anche grazie all’ “immorale” Berlusconi. Ma nessuno di loro si è dimesso dalla propria carica dopo lo scandalo di Papi. Allora: la sinistra può insultare quanto vuole. La chiesa può colpire col suo moralismo. La destra no, deve porgere l’altra guancia, anche quando ha ragioni da vendere. Qualcosa non va. Sveglia!

(da LEGNOSTORTO.IT )

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