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A Genova negozi gay-friendly in occasione del Gay Pride

Ultimo Aggiornamento: 15/06/2009 15:24
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25/03/2009 10:29

Arrivano i negozi "friendly"

Il presidente dell'Arci: "Vogliamo creare una rete che resista anche dopo il Pride". "Non siamo ancora ai fasti degli anni Ottanta, quando erano i milanesi a venire qui, ma la situazione si sta rianimando"

di Raffaele R. Riverso

Secondo una ricerca condotta dalla George Mason University (Usa), nelle città maggiormente gay-friendly (amiche dei gay) l´economia ha una marcia in più. Lo studio ha riscontrato questa tendenza in città americane come San Francisco, Seattle, Boston, Portland e Tampa. Pensando alle città trainanti dell´economia europea come Londra, Parigi, Barcellona, Berlino, Madrid e la stessa Milano, città relativamente tolleranti nei confronti dei gay, è facile verificare come la ricerca americana possa avere una qualche fondamento anche nel vecchio continente. E a Genova? Il prossimo Gay Pride potrà servire da volano per l´economia del posto? Fabrizio cura il sito "genovagayguide. com", la prima guida turistica online rivolta agli omosessuali, e ha qualche dubbio in proposito: «Purtroppo la città si è preparata poco. Locali nuovi ancora non ce ne sono». Secondo Fabrizio il problema è di tipo culturale perché «la gente guarda a quest´evento con diffidenza come al G8 e non, com´è in realtà, a una cosa gioiosa». Eppure la comunità gay in città «rappresenta il 5 per cento della popolazione. Parliamo quindi di più di trenta mila persone, una cittadina. E invece i locali sono sempre gli stessi, vecchi e male organizzati. I nostri punti d´incontro non richiamano gente dalle altre città. Siamo noi a spostarci verso Milano e la Versilia. Bologna che è più piccola di Genova è messa molto meglio di noi».

Riccardo Gottardi, segretario nazionale dell´Arcigay e uno degli organizzatori della giornata dell´orgoglio gay, è parzialmente d´accordo con Fabrizio. Gottardi vive a Genova da sette anni e constata amaramente come «non si sfrutta ancora quello che una città di 600 mila abitanti potrebbe dare dal punto di vista economico». L´esponente dell´Arcigay, però, è ottimista per il futuro: «A Genova la situazione si sta rianimando. In quest´ultimo anno è aumentato il numero dei partecipanti alle nostre iniziative anche se siamo lontani dai fasti dei primi anni ï''80 quando erano i milanesi a venire qui». L´obiettivo degli organizzatori del Gay Pride è quello di creare «qualcosa che possa restare anche quando la manifestazione si concluderà. Stiamo organizzando una rete di commercianti gay friendly. In questo modo gli omosessuali potranno sentirsi sempre rispettati e desiderati. Vogliamo creare punti di riferimento. E questo è possibile solo attraverso la promozione, la crescita e l´apertura».

Sia Fabrizio che Riccardo sono convinti che l´evento porterà in città una ventata d´aria nuova. «È una questione di apertura mentale - chiosa Fabrizio - . Il "pride" farà bene soprattutto all´eterosessuale medio». Gottardi sottolinea come qualche risultato ci sia già: «Giovedì scorso abbiamo festeggiato la prima festa nazionale dei gay sudamericani. La serata è stata organizzata dal nuovo "Comitato gay sudamericani" nato a novembre in concomitanza con la presentazione del Gay Pride».

(da REPUBBLICA.IT )
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I negozi rifiutano il kit per sostenere il Gay Pride


Ora gli organizzatori del Gay Pride vorrebbero anche una città tutta imbandierata, che accolga la sfilata del 27 giugno con tutti gli onori come fosse una parata di eroi di guerra. E già che ci sono offrono il kit per trasformare Genova. Offrono, o meglio vendono il kit. Per tirar su 50 euro a vetrina. Ma la risposta dei negozianti finora non è stata certo quella che i manifestanti si attendevano. L’offerta di bandierina ed espositore per mettere in bella vista tutto il materiale allegato non è stata granché gradita. I portavoce del Genova Gay Pride spiegano che «alcuni esercenti che si trovano sul percorso del corteo hanno detto di non acquistare il kit perché l’afflusso lo avranno comunque». Anche se in realtà la giustificazione non convince neppure chi la propone. Tanto che gli organizzatori aggiungono: «È vero che l’indotto ci sarà ugualmente, ma è vero anche che stiamo facendo grandi sforzi per la promozione dell’evento ed anche il loro aiuto è per noi prezioso, oltre al fatto che sarebbe veramente bello vedere tutta la città imbandierata».
In sostanza la vendita del materiale è principalmente una fonte di guadagno per le associazioni gay. «Sono 150 i commercianti che ad oggi hanno aderito - ha detto il portavoce del Genova Pride - è una buona risposta, ma speriamo che il numero aumenti». I commercianti che aderiranno saranno inseriti in una mappa che verrà distribuita in migliaia di copie. Ai partecipanti del Pride sarà invece distribuito un braccialetto che darà loro la possibilità di ottenere sconti nei negozi «gay friendly». Un tipo di pubblicità che però Genova e i suoi negozianti non sembrano apprezzare. Intanto in occasione del corteo del 27 Palazzo Ducale resterà aperto con le sue mostre ed i suoi eventi fino a mezzanotte, così come i Musei di Strada Nuova.

(da ILGIORNALE.IT )
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