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La sifilide torna a colpire i giovani

Ultimo Aggiornamento: 13/03/2009 11:18
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Sesso: Maschile
13/03/2009 11:18

Sesso facile e zero controlli: torna la sifilide tra i giovani

Fino al 2000 sembrava un fossile del passato, prossimo a finire nei libri di storia come la peste bubbonica o la Spagnola. Invece la sifilide è tornata a colpire.

La sifilide è tornata a colpire: 321 casi nel 1999, ben 1.345 nel 2004, mentre l'anno scorso, secondo stime necessariamente approssimative, si sono superati i 2.000 nuovi casi. Un colpo d'ala inaspettato, e purtroppo non isolato. Si segnala un aumento preoccupante anche della gonorrea e del linfogranuloma venereo, tutte malattie che venivano considerate in via di estinzione. Colpiscono i giovani e i giovanissimi, le categorie a rischio (omosessuali, immigrati, tossicodipendenti) ma anche gli insospettabili, che in quanto tali sono ancora più pericolosi come "diffusori" del contagio.

Dei 95.000 nuovi casi di malattie sessualmente trasmesse registrati dall'Istituto Superiore di Sanità nel 2005, il 90% dei pazienti era eterosessuale, oltre il 40% era una donna, il 15% non era italiano e il 21% aveva già avuto in precedenza un'altra malattia venerea. Non solo l'Aids o i condilomi, insomma: le malattie a trasmissione sessuale sono molte (oltre trenta) e sempre più diffuse: si calcola che colpiscano oltre 330 milioni di persone nel mondo, di cui un terzo sotto i 25 anni. «L'incidenza è in aumento e preoccupa - conferma il prof. Giampiero Carosi, direttore della Clinica di Malattie Infettive e Tropicali dell'Università di Brescia e presidente della Società italiana delle malattie sessualmente trasmesse (Simast) - in particolare per l'aumento delle malattie virali, soprattutto i condilomi, le epatiti e naturalmente l'Aids.

Per l'epatite B c'è un vaccino dal 1981, ma gli ultratrentenni e gli immigrati non sono coperti. Per l'epatite C e l'Hiv non esiste vaccino, e nemmeno per l'herpes. Esiste invece per i condilomi, cioè per il papillomavirus, ma in Italia è fornito gratuitamente solo alle 12enni. Sono problemi poco noti, di cui non si parla abbastanza, ma quando vediamo focolai epidemici di sifilide, o di epatite C acuta, si capisce che evidentemente si sono moltiplicati i comportamenti a rischio, e l'attenzione è calata». Finita la grande paura dell'Aids (che nella percezione comune è diventata una malattia cronica e non più mortale), il sesso è tornato a essere promiscuo, il "free sex" degli anni '70 innestato però in un mondo infinitamente più globale, più mediatico, più capace di offire infinite reti di scambio, di conoscenza, ma anche di contagio.

Più sesso e meno protezione, anche grazie al boom della pillola anticoncezionale, parallelamente a un calo di attenzione dei servizi sanitari. «Nei Sert ad esempio - conferma Carosi - a meno del 30 per cento dei soggetti viene fatto uno screening per vedere se sono malati di Hiv o epatite. Perché oggi si bucano molto meno, l'eroina è stata sostituita da altre droghe, la coca in primis, e si pensa che non ci sia trasmissione infettiva. Ma le nuove droghe spingono a una sessualità promiscua, più imprudente, e la droga resta quindi un veicolo di trasmissione, anche se indirettamente».

Una realtà poco nota: «Addirittura nel centri per le malattie sessualmente trasmesse solo il 50 per cento dei pazienti fa il test dell'Hiv. Se non lo fanno lì, dove lo devono fare?». Omosessuali, tossicodipendenti, ma anche immigrati e reclusi: queste le categorie a rischio. «Ma non sono colpiti solo loro - avverte l'esperto - anzi oggi con i nuovi stili di vita c'è un nuovo profilo di soggetto a rischio: eterosessuali, donne, giovani e giovanissimi. O anche uomini sopra i 60, che vanno dalle prostitute e non si proteggono, addirittura pagano di più per non usare il condom». Preoccupano soprattutto i giovanissimi: «Ragazzine che si concedono in cambio di una ricarica del cellulare», soggetti immaturi, poco più che bambini, che fanno sesso senza protezione, promiscuamente, e si trasformano a loro volta portatori di malattie.

Per la clamydia e il papillomavirus l'età media dei malati sfiora appena i 18 anni; per sifilide, gonorrea ed epatite l'età è leggermente più avanzata. E a rendere più inquietante il quadro, «l'assenza di dati epidemiologici precisi. Basti pensare - denuncia Carosi - che solo da luglio scorso c'è l'obbligo di notificazione dell'infezione da Hiv, e non dell'Aids conclamato. Si è preso atto che il problema non è l'Aids in sé, ma l'aumento dei sieropositivi, che spesso riusciamo a tenere sotto controllo senza che sviluppino la malattia, ma che, non va dimenticato, sono sempre veicoli di infezione».

(da ILTEMPO.ILSOLE24ORE.COM )
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