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Come i ragazzi si confrontano con l'omosessualità propria o dei loro coetanei

Ultimo Aggiornamento: 15/10/2008 13:32
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15/10/2008 13:32

"MA LEI CHE NE SA CHE DIO è ETERO?" IL SESSO E LE DOMANDE DEI RAGAZZINI
Storie, dolori e timidi coming out: gli interventi di Arcigay nelle scuole
Fino a domenica in città il congresso europeo dei giovani omosessuali

di SARA STRIPPOLI


Come mi proteggo dalle malattie sessualmente trasmissibili? «Io sono tranquillissima, prendo la pillola», risponde senza incertezze Laura, primo liceo scientifico. Mimmo chiede: «Se si vive in una famiglia che ha fatto tutto il possibile per educarmi all´eterosessualità, come si riesce a tirar fuori che in realtà sono omosessuale?». Sul suo biglietto Gianni scrive: «I miei genitori davanti alla mia omosessualità si sentono falliti. Mi volete spiegare perché mai?». La domanda di Valerio è diretta al sacerdote che partecipa all´incontro: «Ma lei che ne sa che Dio non era omosessuale?». E Anna vuole saperne di più: «I preti sono vergini?». Il commento di Mario non ha bisogno di commenti: «L´attività di Arcigay mi è sembrata molto istruttiva perché ci hanno spiegato che essere gay non significa essere malati ma è solo una questione di gusti che cambiano. Pensavo che fosse tempo perso e invece mi sono divertito». Domande, storie, timide uscite allo scoperto raccontate ieri a margine della conferenza europea dei giovani gay promossa da Iglyo, l´associazione europea dei giovani Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transgender) che porta a Torino fino a domenica ragazzi fra i 16 e i 28 anni che arrivano da tutto il mondo.

Quando gli esperti di Arcigay entrano nelle scuole piemontesi per parlare di omosessualità, ma poi finiscono anche solo a parlare di semplice sessualità vista la confusione che ancora regna, i ragazzini ascoltano incuriositi. Poi, timidamente, qualcuno di loro si fa avanti. A volte dopo molti mesi, come nel caso di Gianna e Maria che a sei mesi dall´incontro si sono presentate allo sportello dell´associazione dicendo di volerci capire qualcosa di più: «Io credo di essere etero, ma a volte mi sento attratta da qualche mia compagna. Mi devo considerare una bisex?». ha chiesto Maria. Mentre Gianna ha risolto il dilemma: «Il dubbio mi ha sfiorato, ma no, mi piacciono i ragazzi».

Un professore del liceo scientifico torinese Marie Curie ha pensato di raccogliere tutti i bigliettini sui quali i ragazzi hanno scritto le loro domande in occasione di un´assemblea con gli esperti di Arcigay. Quesiti che sollevano il velo su un mondo dove genitori e scuola spesso proprio non riescono ad entrare. Carlo va dritto al sodo: «Affidare un bambino a dei gay spinge anche il bambino ad essere gay?», e Laura non è da meno: «Sta dicendo che l´omosessualità può distruggere l´equilibrio collettivo?». Camilla chiede al medico: «Secondo lei l´omosessualità è una malattia? E se lo è, ci sono modi per curarla?». E c´è anche chi, come Sofia, si lancia sul filosofico: «Prima il prete ha paragonato la radioattività alla felicità. Lui dice che come conosce le formule della radioattività anche se non le ha provate, sa che un omosessuale è infelice. Secondo me paragona una formula ad un sentimento, non mi sembra giusto». Mentre Maria ha una domanda semplicissima ma vitale: «Come si fa a dire ad una persona dello stesso sesso che ti piace?».

Il mondo per i giovanissimi omosessuali, lesbiche, bisessuali o transgender, dice Fabio Saccà, il responsabile della rete giovani di Arcigay, «non è affatto migliorato. Il disagio e i casi di discriminazione sono in aumento, come testimoniano le segnalazioni che arrivano al nostro sportello. Emarginazione e bullismo, maggiori difficoltà a trovare un lavoro, l´abbandono del proprio nucleo socio-familiare sono le difficoltà da affrontare». I dati nazionali dicono che due ragazzi su tre subiscono discriminazioni a scuola, uno su due in famiglia, uno su tre nel gruppo di coetanei, ricorda il segretario nazionale di Arcigay Riccardo Gottardi. Torino e il Piemonte si distinguono però per impegno ed iniziative, è il commento di Giovanni Caponetto, presidente di Arcigay Torino «rappresentano uno degli esempi migliori in Italia per attenzione delle istituzioni al tema dellas discriminazione».

(da GAYNEWS.IT )
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