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Il boom della prostituzione maschile in Italia...

Ultimo Aggiornamento: 07/10/2008 15:01
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Sesso: Maschile
07/10/2008 15:01

«Sedotte e ascoltate dal gigolò che paghiamo»:
boom su internet di donne in cerca di avventure

di Elena Castagni

ROMA (7 ottobre) - Antonella aveva 55 anni, un ottimo lavoro come pr e una famiglia di quelle che fanno invidia ai più: marito affettuoso, due figli grandi - 26 e 23 anni - e un giro di amicizie che non lasciavano scoperto neanche un buco di solitudine. Poi è successo che Antonella è andata a Cuba, ha incontrato un ragazzo dell’età di suo figlio, un ballerino assai aitante, e con lui ha intrecciato una relazione. Credeva fosse facile da gestire, lui, un uomo in vendita. Lei poteva andare e tornare, prendere il sole dei Caraibi e la nebbia di Milano, la passione e gli affetti. Ma non è andata così. Il ballerino cubano costava sempre di più, Antonella si è indebitata per farlo venire in Italia, si è separata dal marito, non vede più gli amici. Oggi l’uomo in vendita è ancora più caro: ha una compagna giovane e attraente e per passare una sera con la donna d’età chiede un prezzo assai salato.

E’ andata meglio a Cristina, cinquantenne di Torino, lei almeno il gigolò lo ha trovato in Italia, a quattro ore di treno da casa. Da diciotto anni, una volta al mese attraversa la Pianura Padana per cedere a una notte in laguna. Marito e figli non sanno niente, non ha di che vergognarsi ai loro occhi, le lettere d’amore al gigolò le scrive di nascosto, e non teme che la corrispondenza venga intercettata: lei sta attenta, lui non risponde mai. Uomini in vendita, donne che comprano una serata di chiacchiere, a volte di tenerezza, altre di amore.
 
Un fenomeno che cresce anche nel nostro paese, di pari passo con l’emancipazione femminile, ma che dell’emancipazione proprio non fa parte. Un’idea sul successo degli uomini in vendita la fornisce uno studio dell’associazione Donne e qualità della vita: su 1500 donne, una su quattro ha pensato almeno una volta di pagare un uomo per avere un rapporto fisico e due su dieci sono passate ai fatti. Più dettagliato il racconto dell’organizzatore del sito “gigolò.it”, un portale nato lo scorso giugno e che al momento raccoglie 120 iscritti, tutti tra i 30 e i 45 anni, bellocci, molto curati e “visitati” da 500 persone al giorno, con punte di 700 il lunedì e il martedì, quando le signore tornano al lavoro, e dall’ufficio non corrono il rischio di essere intercettate da marito e figli. All’interno del sito, una foto che mostra l’avvenenza, un autoritratto - qualche frase che descrive personalità sempre molto sensibili e disposte ad ascoltare - poi un numero di telefono. Secondo l’organizzatore le telefonate sono molte, ma all’appuntamento arriva solo una risicata percentuale. Comunque anche il gigolò meno gettonato riesce a farsi una serata abbastanza spesso. E per serata non si intende per forza un rapporto sessuale, ma quanto la signora in questione chiede, che può andare da un semplice aperitivo, a una notte intera con tanto di sfoghi sulle amarezze della vita perché il pagare consente anche questo.

Il prezzo va da un minimo di 250 euro a un massimo che varia a seconda delle situazioni, ma una cinquantenne che richiede uno spostamento da parte del gigolò non se la cava con meno di 800 euro. E le clienti non mancano. Spiega Emmanuele Jannini, sessuologo, che i gigolò hanno successo perché riproducono la nascita di una relazione: parlano, ascoltano, seducono. «Le donne non hanno bisogno di pagare un uomo per una notte di sesso: se vogliono riescono ad averla a qualunque età, purché scelgano una persona che abbia le loro stesse caratteristiche sociali e culturali. No, le donne pagano un gigolò perché vogliono sentirsi sedotte. Non a caso questi ragazzi sono colti, sanno ascoltare, hanno una spiccata sensibilità, altrimenti come farebbero a sopportare situazioni drammatiche, donne che si rivolgono a loro per rispondere a un affronto subito, a un fallimento matrimoniale, a un tradimento che le ha ferite in profondità». Eppure parlando con i diretti interessati, le donne che pagano sono signore sicure di sè, con parecchi soldi e voglia di compagnia.
 
Un esempio per tutte: Nadia, una cinquantenne di Torino, un’imprenditrice single che il mese scorso si è voluta regalare una crociera in Grecia in compagnia di un ragazzo di 38 anni. Il tutto le è costato il viaggio per due più cinquemila euro per il gigolò. E probabilmente pagare così tanto non le ha procurato fastidio, anzi, se ha ragione Jannini, dovrebbe averle dato piacere perché, dice il sessuologo, «c’è il fascino del pagare, che è un simulacro, una rappresentazione del potere di per sé eccitante». Il gigolò del viaggio è uno dei più gettonati del sito. Si chiama Andrea, vive a Venezia. Un passato da modello e da spogliarellista, un livello culturale non indifferente, nozioni universitarie di psicologia, la passione per la lirica, un corpo muscoloso meticolosamente curato - manicure e parrucchiere per signora ogni due settimane.

Dice di vestirsi in modo originale: jeans, camicie «assolutamente senza cravatta», giacche belle, scarpe che non costano mai meno di 250 euro e «rigorosamente poco usate». Questo uomo dal linguaggio appropriato, leggermente strafottente, si vende da dieci anni, ha un suo “tabellino prezzi” che facilmente sale sopra gli 800 euro «se una donna è negli anta, noiosa o arrogante». Dice di «premiare le giovani, quelle al primo stipendio che vogliono il gigolò solo per un’esperienza di sesso senza complicazioni». Andrea racconta la sua vita ostentando grande compiacimento, la carica di accenti estetici quasi fosse un remake di “American gigolò”, tutta vita tra gli alberghi di lusso di Venezia, da cui si allontana a notte fonda «perché io con una donna ci esco, ci parlo, ci faccio l’amore, ma non ci dormo, a meno che non paghi anche per quello». Ma se si scava si scopre che dietro l’uomo in vendita c’è un movente fatto di solitudine e paura. «Il gigolò è convinto di fare un mestiere sociale - spiega la psicologa clinica Maria Malucelli - e lo sceglie assecondando, anche se non consapevolmente, un vizio patologico per cui depriva il comportamento sessuale dell’aspetto emotivo e sentimentale.

E’ un circolo vizioso: si priva del lato affettivo e nella sua mente trasforma l’amore fisico in un servizio a vantaggio degli altri, non crede mai di fare del male alle donne che incontra per lavoro. Non a caso cura particolarmente tutte le fasi del corteggiamento, è un adulatore, è molto gratificante per la donna che lo paga, o almeno crede di esserlo. In realtà sta solo creando un adattamento al fatto di non saper vivere una straziante debolezza affettiva». Ma sul servizio sociale di un gigolò ci sarebbe molto da ridire. Ne sa qualcosa Ambra, una ragazza intelligente, non brutta ma piena di complessi tanto da essere arrivata a 28 anni senza avere rapporti completi. Voleva, a ragione, trovare un ragazzo con cui valesse la pena stare. Solo che quelli che incontrava, spaventati dalla sua castità, scappavano a gambe levate. E’ allora che Ambra ha deciso di contattare un gigolò. All’inizio è stata una gran festa, si è sentita una donna libera, ma l’illusione è durata poco: oggi Ambra ha 35 anni, non ha ancora trovato un ragazzo disposto a stare con lei e si sente triste e confusa. La cura dell’uomo in vendita forse funziona solo nei film.

(da ILMESSAGGERO.IT)

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