Quasi quasi cambio sesso
Uomini, con l’intervento più piacere
Non è un’esperienza comunissima, ma neppure così rara: sono infatti circa 100 all’anno le persone che si sottopongono a un intervento chirurgico per cambiare sesso. Di questi, i due terzi sono uomini che diventano donne, un terzo il viceversa. Cambiare sesso richiede un’operazione chirurgica molto complessa, ma che, almeno per gli uomini, ha ormai raggiunto notevolissimi livelli di perfezione. Il maschio che diventa femmina non solo riesce ad avere una vita sessuale completa, ma spesso prova più piacere persino di una donna che è tale per nascita.
Lo spiega il professor Aldo Felici, direttore della Struttura complessa di Chirurgia plastica e ricostruttiva del S.Camillo-Forlanini di Roma. "Il cambiamento maschio-femmina - conferma Felici - dà risultati molto soddisfacenti. Vengono utilizzate le strutture sessuali maschili, che hanno un grande potere erogeno, per ricreare una vagina. E questo dà più piacere alle "nuove" donne che alle donne biologiche: i maschi trasformati in femmine riescono ad avere più orgasmi delle femmine naturali". Spesso, aggiunge il chirurgo, "il risultato è così perfetto che gli uomini operati non dicono neanche ai partner di essere stati
maschi: è difficile accorgersene".
Il discorso per le donne che cambiano sesso è invece un po’ diverso: "In questi casi i risultati sono molto meno brillanti. Si tratta di costruire un organo complesso, che ha poca sensibilità sessuale salvo alla base (dove viene riposizionato il clitoride), e i risultati non sono ottimali, né dal punto di vista morfologico né funzionale". Difficile è anche ricostruire la funzionalità della minzione: l'operazione per installare l'uretra nel fallo ricostruito non sempre è agevole, ragion per cui spesso le pazienti rinunciano e mantengono la funzionalità femminile. In ogni caso, chiarisce Felici, l'intervento è vissuto come un’esperienza di liberazione. Non siamo infatti in presenza di casi di omosessualità: si tratta di persone che vivono in un corpo che non sentono proprio. Una condizione drammatica, che si presenta nella pubertà e che spinge a sottoporsi a un intervento molto pesante fisicamente, perché comporta prima l’asportazione dei genitali maschili o femminili, e poi di ricostruirli.
Se il numero di pazienti è costante negli ultimi 15 anni, si è però abbassata l'età media: ormai chi si opera ha tra i 20 e i 30 anni, segno forse "che i costumi si sono un po' aperti, e si aspetta molto meno prima di confessare il proprio disagio e intervenire". Fisicamente le conseguenze dell'intervento sono minime, e dopo 10 giorni si esce dall'ospedale, ma psicologicamente è difficile abituarsi a una trasformazione così radicale. E la letteratura medica riferisce anche casi di “pentimento”, ossia di persone che vuole rioperarsi e tornare indietro. Si tratta di casi drammatici, che fanno capire come sia importante il periodo di due o tre anni di terapia psicologica prima dell'intervento.
Nella grande maggioranza dei casi i pazienti, oltre a un nuovo sesso, trovano anch e la felicità, o quanto meno una nuova serenità, se non addirittura l'amore. Racconta ancora l’esperto: "Spesso i pazienti si presentano con il partner, e dopo il cambio di sesso, possono finalmente sposarsi. Ma abbiamo anche assistito a pazienti operati che si sono conosciuti a “sessi invertiti”, diciamo così, e si sono innamorati. Oggi sono felicemente sposati".
(da TGCOM.IT)
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