Walter Veltroni ha detto che non è questo il momento per parlare di riforme: ciò che conta è l’economia, che va male e, sceondo lui, andrà sempre peggio. Ma se va male, dipende da una serie di grandi ragioni che non sono imputabili al governo e sulle quale il governo può fare ben poco.
Tutta la sinistra non veltroniana – o più esattamente anti-veltroniana – dice il contrario: che questo è il momento di discutere di riforme. Ben 13 “pensatoi” dell’area di sinistra presentano oggi un completo programma di riforme, dalla Costituzione alle diverse leggi elettorali (europea, regionale, nazionale). Supervisore e ispiratore (e potenziale beneficiario) è D’Alema. Da notare che Francesco Cossiga, che non crede che l’approvazione del Lodo Alfano metterà definitivamente Berlusconi al riparo dai colpi della magistratura, consiglia caldamente proprio a Berlusconi di intavolare una trattativa con D’Alema, il più sensibile a risolvere il problema del rapporto tra politica e magistratura .
Nel centrodestra, a volere fortemente le riforme, e insieme il dialogo, è la Lega: riforma elettorale per le europee con sbarramento al 4%, riforma della Costituzione e soprattutto il federalismo politico, amministrativo e fiscale. La Lega vuole che la riforma federale sia approvata con una larghissima maggioranza.
A procedere con cautela è il Pdl, cioè Fi e An. A parte il fatto che questi due partiti non concordano su diverse proposte riformistiche della sinistra, esse hanno interesse ad avere come leader dell’opposizione un Veltroni sempre più debole. Ma sanno anche che l’economia non può andare bene e un diversivo riformistico potrebbe funzionare.
A metà strada c’è Tremonti: che dice che si farà il federalismo fiscale e questo comporterà risparmi che faciliteranno la ripresa, ma a condizione che coloro che, a livello mondiale, gestiscono i fatti economici cambino registro e combattano anzitutto la speculazione, “peste di questo secolo”. Una condizione la cui attuazione non dipende però dalle forze politiche italiane.
Alla maggioranza della gente, le astratte riforme costituzionali, che promettono benefici solo da quando saranno a regime, interessa meno dell’economia quotidiana. Può apprezzare la battaglia di Tremonti contro la speculazione, ma aspetta vantaggi concreti e immediati, che Tremonti non può dare.
E’ perciò probabile che, in una prima fase, diciamo fino a settembre, si continuerà a parlare di riforme; poi, con l’autunno, i temi economici diventeranno scottanti. In ogni caso bisognerà fare presto almeno su una questione: la legge elettorale per le elezioni europee di giugno 2009. E su questa legge la sinistra è spaccata perché una parte vorrebbe la soglia di sbarramento al 3% in modo da consentire il rientro della sinistra rimasta fuori dal Parlamento, e una parte vorrebbe il contrario, cioè consolidare l’attuale spinta bipartitica.
Anche Veltroni vuole aspettare l’autunno, la verifica della raccolta dei cinque milioni di firme e ilò reale andamento della grande manifestazione del 25 ottobre contro il Governo.
In conclusione, passata – sta passando – la furibonda polemica sulle giustizia, tra un paio di mesi ritroveremo probabilmente il solito Paese alle prese con troppi problemi irrisolti e non in grado di affrontarne almeno uno fino in fondo e risolverlo.
(da GRRG.IT del 14/07/08)
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