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La destra e il riconoscimento delle unioni gay

Ultimo Aggiornamento: 05/04/2012 19:37
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05/04/2012 19:37

Ieri «a froci!», oggi «sì ai gay»: a destra qualcosa è cambiato


«Di’ una cosa di destra». «A froci!». Per anni, l’episodio con protagonista Francesco Storace è stato il manifesto di una certa destra nei confronti degli omosessuali. Ma forse, a giudicare dalle adesioni all’appello di Vanity Fair sulle unioni omosessuali, è ora di archiviare definitivamente anche questo luogo comune. A metterci la firma, infatti, è stato un nutrito manipolo di deputati pidiellini, e anche di un certo peso. Da Margherita Boniver, ex sottosegretario agli Esteri e ora inviata speciale del ministro Terzi per le emergenze umanitarie («È sacrosanto contrastare ogni forma di discriminazione che faccia distinzione tra cittadini di serie A e serie B»), a Nunzia De Girolamo, una berlusconiana di ferro senza se e senza ma, che ha firmato addirittura prima del suo marito-avversario, il deputato del Pd Francesco Boccia.

Gran rumore ha fatto il sì di Giancarlo Galan, un altro big del Pdl. Ma l’ex governatore del Veneto, e successore di Bondi ai Beni Culturali, di quello che pensano i colleghi di partito non si cura: «Se una cosa è rimasta al Pdl dello spirito originario di Forza Italia è la possibilità di esprimere un libero pensiero». Sulle chance che questa legislatura licenzi una legge sulle coppie di fatto, però, è più prudente: «Vorrei tanto che si riuscisse a farla, ma la verità è che c’è più consenso nel Paese che in Parlamento. Ricordiamoci che in Italia si tenne un referendum contro il divorzio e fu ordinato il rogo delle copie di Ultimo tango a Parigi».

I FINIANI E L’EX MSI
Tra le altre firme significative, da segnalare anche quelle di Lella Golfo, deputata Pdl, presidente della fondazione Marisa Bellisario, e di Giuliano Cazzola, ex sindacalista, esperto di welfare e docente universitario, addirittura «favorevole al matrimonio, non alle unioni civili». E tre sì sono arrivati anche nella pattuglia finiana di Fli, a cominciare da quello di Benedetto Della Vedova, capogruppo alla Camera e capitano di lungo corso di battaglie radicali («Il vuoto di diritti crea vuoto di doveri e di responsabilità»). Poi Chiara Moroni, ex Forza Italia, la più entusiasta: «Ho letto poco fa l’appello e pensavo di contattarvi io per dare il mio sostegno totale all’iniziativa». E la firma in assoluto più «di destra», quella di Enzo Raisi, esponente storico dell’ala «creativa» del Msi: «Uno Stato laico deve governare e dare soluzioni. In un Paese in cui il 50% dei bambini nasce da coppie di fatto, in cui il compagno di Dalla lo ricorda pubblicamente in chiesa a Bologna, continuare a ignorare il problema dei diritti o, peggio ancora, fare una distinzione tra eterosessuali e omosessuali, significa essere fuori dalla storia».

AZIONE CATTOLICA
L’ultima sorpresa, infine, è arrivata da Raffaele Lauro, cattolico praticante, vicino agli ambienti ecclesiastici, un lungo curriculum da prefetto e senatore Pdl. «Lodevole l’impegno di Fornero», attacca sventolando la copia di Vanity Fair con la risposta del ministro, «ma quello che serve è una legge, subito. Una legge che regolamenti i diritti delle coppie di fatto, anche gay, finora misconosciuti». Lauro rivela di avere lui stesso presentato un disegno di legge sulla regolamentazione delle coppie gay, «all’inizio della legislatura, nel 2008, fondato sull’articolo 2 della Costituzione («La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle forme sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica,economica e sociale», ndr): se le coppie gay, come ha stabilito la Corte Costituzionale, sono in tutto e per tutto formazioni sociali, quell’articolo basta da solo a garantirle». Ma come Galan, teme che la strada per trasformare «quella italiana in una democrazia compiuta», eliminando «la discriminazione tra cittadini di serie A, di serie B e di serie C», sia ancora lunga. «Mi vergogno di essere un parlamentare della Repubblica, se penso che nel 2012 dobbiamo ancora discutere su principi così fondamentali. Le mie posizioni, purtroppo, sono eversive anche per molti colleghi di sinistra».

(da VANITYFAIR.IT )
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