00 02/08/2008 10:28
di Alessandro Corneli

Il 2 agosto 1980, 28 anni fa, la strage della stazione di Bologna. Un punto fermo, secondo la sinistra, a sostegno della tesi dello stragismo “nero”. Ma l’ipotesi si è con il tempo indebolita. Adesso sono due personaggi di rilievo a contestarla: il terrorista “Carlos” e l’ex preisdnete Cossiga. Scontato che il terrorista di destra Valerio Fioravanti dica che le loro tesi hanno “maggiore verosimiglianza”, ma i due personaggi si muovono in modo autonomo.

In breve, secondo la versione alternativa, una o due valige cariche di esplosivo saltarono in aria, o accidentalmente, come sostiene Cossiga, o per un'operazione dei servizi segreti occidentali, intenzionati a punire l'Italia per la copertura offerta al terrorismo mediorientale, dopo che i nostri servizi avevano avvertito Gheddafi dei possibili rischi che correva a Ustica. Carlos sostiene che l'esplosivo era dei gruppi palestinesi e che non volevano fare un attentato. Cossiga parla di incidente. Ma la nuova “verità” non è meno spinosa di quella vecchia, anzi.

Sugli anni di piombo italiani ci verificarono troppe interferenze, interne ed esterne, perché si possa dipanare la matassa, che presenta non un solo “capo” da tirare, ma molti, e ad un certo punto i fili si spezzano. Si tratta di vicende che ancora influiscono, almeno in parte, sulla politica nazionale, e finché questo avverrà, sarà impossibile giungere alla verità.

(da GRRG.IT del 02/08/08)
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